Portfolio: Aliano 2014 "la luna e i calanchi" direttore artistico Franco Arminio

Ho scritto troppo in vita mia, Salvatore. Alla fine faccio elenchi e non credo alle mie parole. Mi sembra che ingannino. Ma prendo impegni. Per ora queste: Qualcosa che si impiglia
Non riesco a scrollarmi di dosso Aliano.
Devo andare via da qui.
Ma il paese, adesso che l’aria ha la bellezza dell’autunno, non mi lascia libertà. Riappare di continuo.
Con i suoi veri abitanti e con i paesani dei giorni della festa. Chi rimane, chi se è andato.
A giorni di distanza ho il sospetto di un’esagerazione e scrivo: da Aliano non si esce uguali a come ci si è arrivati. Certo, il paesaggio, i calanchi, la luna (che ora c’è e non dobbiamo disegnarla nel cielo), le donne che cucinano, l’accoglienza, le case del centro riaperte, le cantine trasformare in gallerie e botteghe. C’è altro, credetemi. E’ qualcosa che s’impiglia. Che rimane qui. Ad Aliano. E in questa terra di Lucania. Vi è una serenità profonda. Un sentirsi se stessi. Per una volta, almeno.
Sarà la piazza PaneVino (ci si dimentica sempre che c’è anche il Sole nel suo nome), sarà un sassofono solitario dietro un angolo, sarà una suora imprevista o Egidia che si fa fotografare con un grande sorriso. Non lo so. E’ come se fossero ancora lì. Mischiati con il fornaio o con il bar di Ottavio, con lo spazzino o con i ragazzi che studiano a Napoli.
E’ così che accadono miracoli anche alle foto: fanno intuire la musica, il gesto, il movimento. Sono istanti in cammino. La grande fisarmonica di Carmine e le donne di Caterina che si legano e slegano i capelli. Canio che ha la voce di Tom Waits, Rocco che non sa leggere la musica e le sue dita sono capaci di inseguire un istante, Silvana che si siede sempre sul pavimento della casa di Carlo Levi e Giuliana che si porta l’arpa anche fra l’argilla.
Basta. Le parole non sono sufficienti. Osservo il silenzio dei vecchi davanti alle porte. Non ho niente da dire. Né da conversare. E’ sufficiente essere qui. Per un po’. Mi siedo anch’io. Senza pensieri. Solo per un po’. Qui. Tutto a posto? Tuttoaposto.
Andrea Semplice